Il pallone preso a calci, ma fuori dal campo. Neanche tanto lontano dal campo, a dire il vero: giovedì scorso l’infausta sfida di Europa League contro il Viktoria Plzen ha avuto come degno antipasto l’aggressione a quattro tifosi ospiti, rapinati nel piazzale antistante la stazione di Campi Flegrei. E ieri un’altra partita storta ha avuto il suo prolungamento criminale, in una nefasta corrispondenza di perduti sensi che abbina l’amarezza civile a quella pallonara. La scena del delitto è via Cinthia. Ancora Fuorigrotta, qualche centinaio di metri dal San Paolo. Stavolta però la vittima si chiama Marek Hamsik, e il rumore mediatico si eleva all’ennesima potenza. Alle 17,40 di domenica il campione con la cresta, reduce dal deludente 0-0 con la Samp, viene affiancato da tre delinquenti a bordo di uno scooter che sfondano il finestrino dell’auto e gli puntano contro una pistola, facendosi consegnare il Rolex. Un gioiello di oro bianco da 25mila euro. È la replica del 2008 (quella volta l’orologio gli fu restituito), mentre nel 2011 toccò alla moglie Martina (quella volta il bottino fu una fiammante Bmw X6). Lui in serata si affretta a minimizzare: “È uno dei disagi che appartengono a Napoli”. Ma la sorella Miska (moglie di Gargano) tuona da Twitter: “È già la terza volta, che schifo”. Difficile darle torto. Anche se Ciro, tassista 44enne, in piazza Municipio scandisce certezze alternative: “È tutta una messinscena: la società vuole vendere Hamsik e questa rapina, com’è stato per Lavezzi, rende più facile la cessione”. Fuga dietrologica che non trova d’accordo Salvatore, 30 anni, gli ultimi 15 spesi a fare pizze. “Hamsik ha detto più volte che vuole restare, e poi cose del genere succedono ovunque. Certo, la paura di perderlo c’è”, ammette mentre prepara l’impasto per la prossima Margherita.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
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